Siamo nel backstage di Elite, dove ad accoglierci c’è l’intervistatore ufficiale della SPW, Funaki.
“Signore e signori, sono qui davanti a voi per presentarvi uno degli acquisti più giovani della federazione, il quale fra poco se la vedrà in un match a tre contro Trent Seven e Brother Nero: please welcome, The Bruiserweight, PETE DUNNE!”
Pete fa la sua comparsa davanti ai riflettori. E’ già in tenuta da combattimento.
“Allora, Pete, hai qualche considerazione da fare sulla contesa che, qualora tu dovessi vincere, ti proietterebbe più in alto nel Gold Rush Tournament?”
Il Bruiserweight si toglie il paradenti, guardando prima in basso e poi in direzione del nipponico con un’espressione tutt’altro che rassicurante.
“In effetti ce l’ho, qualche considerazione da fare. Ma non sul match, ben sì sui miei avversari. Cominciamo dal più importante: Trent Seven. Tanto per cominciare, Trent, se ti sei messo in testa anche solo per un secondo che la nostra comune permanenza nei British Strong Style possa in qualche modo portare ad un’eventuale collaborazione toglitelo dalla testa. Mi sono stancato di portarmi sulle spalle delle zavorre come te. Io ho creato i British Strong Style, io ho fatto di quella stable un’istituzione all’interno del Regno Unito e, usciti dallo stesso, sono sempre stato io quello che si è fatto in quattro per portarne in alto il nome. E tu intanto eri lì a stringere mani ovunque andassi, con quella massa di poveri imbecilli tra il pubblico che sgomitava per toccarti. A me fanno ribrezzo, amico mio. Così come fanno ribrezzo le persone come te. Esseri che devono aggrapparsi all’unicità estetica della propria persona perché sono fin troppo checche per tirare quei due colpi un po’ più forti che li avrebbero portati alla vittoria. E se davvero pensi che prima del trionfo conti far divertire la folla, allora si capisce benissimo perché a quasi quarant’anni tu non sia neanche alla metà della strada che il sottoscritto ha percorso. Guardami, per dio! Ho 23 anni e sono dove tu saresti dovuto essere quasi venti primavere orsono. Ho vinto una marea di titoli, la WWE mi ha chiamato più volte tra le sue fila e sarei in grado di slogarti ogni singola articolazione del corpo senza che neanche tu sappia come le mie mani vi siano finite sopra. E per favore, risparmiami i tuoi discorsi sul rispetto reciproco, sulla nobiltà d’animo che dovrebbe permanere dietro la pratica di questa disciplina. Non ci faccio un beneamato cazzo con i tuoi sofismi. Qui conta chi colpisce più forte e perde punti chi stramazza a terra per non aver usato sufficiente forza nel colpo. Non ho nient’altro da dirti. See you in the ring, Trent.”
Funaki si riavvicina il microfono alla bocca.
“E su Brother Nero cos’hai da dire?”
Pete si tira indietro i capelli, poi torna a parlare all’interno dell’amplificatore.
“Che cosa potrei dire che quel fallito già non si dice da solo col proprio aspetto? Seriamente, l’hai visto? L’avete visto tutti? Io non capisco cosa porti certi soggetti a presentarsi ancora sul quadrato in queste condizioni, ma una cosa è certa: io sono nato per fare grandi cose, sono stato messo al mondo per combattere sui palcoscenici più importanti di questa disciplina e non intendo tollerare il fatto che un vecchio sull’orlo della propria crisi di mezza età possa portarmi via lo spazio che realmente merito. Sono stato in ombra anche per troppo e se ho messo questo singlet e ho iniziato a picchiare più forte di quanto facessi prima non l’ho fatto certamente per soddisfare alcuna sete di violenza, ma per dimostrare che al mondo non c’è nessuno che valga almeno la metà del Bruiserweight. Mi sono forgiato non per passione, ma per competizione. Sono stato colpito duramente nel dojo Zero-1, più e più volte. Ma, soffuso dietro il dolore di quelle botte, riuscivo come a sentire un mormorio, un suono flebile che mi convinceva che non dovevo niente al mondo esterno, ma tutto a me stesso e al ring. E sarà proprio all’interno dello squared circle, e questo te lo giuro sulla tomba dei miei parenti morti, you junky shit, che ti mostrerò come si trattano i fenomeni da baraccone della tua infima portata.
TRUST THE BRUISERWEIGHT.
OR GET KNOCKED OUT TRYIN’.”
Pete Dunne si rimette il paradenti, per poi uscire dall’inquadratura. Funaki guarda la telecamera come fosse un po’ intimidito dal tono e dalle parole dell’ex PROGRESS World Champion.
“Qui Funaki, passo di nuovo la linea al tavolo di commento.”