Avanza, Clarissa.
Lentamente. Inesorabilmente. Sembra volersi godere ogni singolo passo che la separa dalla sua vendetta. I suoi occhi sono fissi sul motivo della sua crudele gioia. Il sorriso si allarga, si distorce. Apre la mano destra, pregustando il momento in cui l'avvolgerà al collo della sua nemesi, sino a stritolarla in una fine senza onore.
Ella si ritrae.
Le catene che la bloccano non le permettono di muoversi. Trema, ma è più uno spasmo fisico che un segno di debolezza. Anche se fosse libera, probabilmente non avrebbe modo di opporsi alla Regina dei Corvi. Eppure il suo sguardo è saldo. Non v'è alcun tipo di paura nei suoi occhi, cerulei ed inespressivi. A fatica si mette in ginocchio, assumendo una posizione di guardia. Sembra quasi invitarla a farsi avanti, ad affrontarla in ogni modo... se non fosse evidente l'innaturale fatica che fa anche solo per tenere quegli occhi aperti. Anche solo per respirare.
Ma in un attimo, tutto diverrà nero.
Tutto sarà finito.
...
In quel momento, lei fissava il vuoto di fronte a sé.
Il vuoto dentro di sé.
Ogni sua percezione era come ovattata, come se il suo corpo avesse perso qualunque contatto col mondo esterno. In piedi per inerzia, Kaylee era rattrappita su sé stessa, in una posa quasi innaturale. Sua sorella, colei che le aveva rovinato la vita, stava per essere messa a tacere per sempre. Eppure, era come se quell'evento così drammatico suscitasse in lei una profonda indifferenza. Non era assenza di emozioni, tutt'altro. Era l'incapacità di discernerli a regnare sovrana nel suo animo. Troppe sensazioni tutte insieme la rendevano apatica. Trascinata da forze eguali in tutte le direzioni, finiva per rimanere ferma, immobile, come se nulla di tutto questo stesse effettivamente accadendo.
Perché era lì, per iniziare?
Cosa l'aveva spinta a sottoporsi a tutto ciò?
La follia, forse?
No, non era così.
Non v'era stata mai follia nelle sue azioni, fin dall'inizio. Era questo il suo grande segreto, che Clarissa aveva portato alla luce. La Muse of Folie... non era mai esistita. Quella notte di Swan Song, travolta da un destino inevitabile, aveva fatto una scelta precisa. Sacrificare l'apparire per proteggere l'essenza. Smettere di essere Kaylee di Maggio pur di non divenire la Muse of Folie. Modulare, lucidamente, ogni azione successiva a quella notte per farla apparire frutto di una metamorfosi incompleta. Logorare sé stessa, essere pronta a sporcare la sua purezza, pur di proteggere ciò che la circondava da chi lei poteva diventare. Da chi lei era destinata ad essere.
Ma ora che Clarissa aveva svelato la sua illusione, non v'era più nulla dentro di lei.
Né Kaylee, la Desert Flower, la pura fanciulla
Né Karin, la Virgo Insania, la Vestale della follia.
Ecco perché era lì.
Per scoprire di nuovo sé stessa.
Per capire chi era veramente.
...
I ricordi si affannavano, nella sua mente.
Era come se il tempo si fosse fermato. La fioca luce di uno scantinato era avvolta, soverchiata dalle mille luci che la notte di Las Vegas offriva agli occhi di una bimbetta ancora incapace di comprendere il mondo attorno a lei. Ricorda quando saliva, in alto, nelle colline attorno a Paradise, per osservare quelle luci multicolori infrangersi su una notte chiara e senza stelle, come il sole riflesso sulle rive dell'oceano. Giocava a chiedersi cosa fosse ogni luce, quali storie si nascondessero dietro quello spettacolo magnificente. Finché delle braccia amorevoli si stringevano attorno a lei, dandole un senso di sicurezza.
Ricorda che non sapeva cosa fosse la paura, a quei tempi.
Finché lei era lì, sapeva di non aver nulla da temere. Nessuno avrebbe potuto torcerle un capello. Nessun mostro avrebbe potuto farle del male. Finché quell'abbraccio perdurava, Kaylee si sentiva sicura. Si sentiva felice.
Avrebbe voluto che quell'abbraccio durasse per sempre.
Ma, prima o poi, quell'abbraccio finiva. Kaylee si voltava delusa, mettendo su un broncio gentile. Il piccolo thé alla pesca che amava sorseggiare guardando il cielo era finito. Era il tempo di tornare a casa.
KdM: "Ma... ma... io... io voglio vedere ancora le luci! Sono così belle! E... vederle spegnere, per poter finalmente vedere tutte le stelle! E..."
Quell'abbraccio si richiudeva a sé, portando in dote un diniego così dolce a cui non poteva controbattere.
"I'm sorry Kaylee... maybe next time."
[...]
"I'm sorry Kaylee... there's no next time."
Ci fu un giorno in cui la sua infanzia ebbe fine.
Ricorda le lacrime di sua madre Gretha bagnarle il volto. Ricorda la sensazione di smarrimento a scoprire che lei non era più lì, a proteggerla. La paura farsi strada, per la prima volta, nel suo giovane animo. Quell'abbraccio perduto ed, insieme ad esso, il suo sorriso più sincero.
Ma doveva essere forte. Doveva essere forte per sua madre, per lei stessa. Doveva diventare grande. Diventare grande, ritrovare lei e chiederle... perché.
Perché.
...
In quell'istante, tutto le fu chiaro.
Una luce si accese nei suoi occhi. Ogni singola azione compiuta negli ultimi anni, ogni sofferenza patita in 2FH ed in DownUnder finalmente assumeva un senso. Era come... svegliarsi da un incubo.
Finalmente... era in controllo di sé stessa. Finalmente aveva capito chi era.
Alza lo sguardo, Kaylee di Maggio.
Vede Clarissa avanzare, sorridente. Vede lo sguardo di sofferenza dipinto negli occhi di sua sorella.
Comprende perché aveva deciso di venire fin qui.
O forse...
Lo sapevi già, Kaylee, non è vero? Se così non fosse, non avresti portato nella tasca quel piccolo oggetto che ti evoca così tanti ricordi. Il mezzo grazie a cui sei... "rinata".
Kaylee lo afferra con forza. Si ferìsce leggermente, ma non prova dolore.
Stringe tra le mani un piccolo pugnale. Lo stesso con cui si era procurata la cicatrice che portava al collo. E' l'oggetto che più la rappresenta, in fin dei conti. Che rappresenta la sua voglia di proteggere chi la circonda...a qualunque costo.
Un istante. Uno scatto.
Kaylee è di fronte a Clarissa, ora. Le sbarra la strada.
Un piccolo cenno di nervosismo compare sul volto della Regina dei Corvi. Ma lei non sembra curarsene. Con la coda dell'occhio, osserva sua sorella.
In poche parole riassume una vita intera.
KdM: "You left me.
And I.... I'm not doing the same mistake."
KdM: "Resta alle mie spalle e sta tranquilla.
Per una volta... sarò io a proteggerti."
Con convinzione, la giovane di Maggio avanza, guadagnando spazio a sufficienza per coprire col suo corpo la fragile figura della sorella maggiore. Un lieve movimento del braccio pone il pugnale in direzione della Regina dei Corvi, a qualche metro di distanza. Reclina il capo leggermente all'indietro, per controllare le condizioni di Zoey, pur prestando attenzione alla minaccia di fronte a sé.
KdM: "Credo di poterle tenere testa abbastanza da fornirci una via di fuga.
Aya e Sophie non sono un problema. Clarissa non accetterebbe di essere salvata da loro, orgogliosa com'è. E la Maestra farà in modo che a nostra madre non venga fatto del male.
Per una volta, abbi fiducia in me."
Kaylee segue i con lo sguardo i movimenti di Clarissa. La Hero allarga le braccia con fare teatrale, sbuffando lievemente e volgendo le sue mani verso la di Maggio.
CH: "E così, la mia piccola creatura ha deciso di rivoltarsi contro di me? E' per questo che hai deciso di seguirmi, piccola Kaylee? Per rinnegare te stessa, rinnegare chi sei diventata per tornare quella che eri, e pugnalarmi alle spalle? Ne sono delusa, piccola Kaylee.
Ma non ho tempo da perdere con te.
Fatti da parte, la tua ora non è ancora giunta. Fatti da parte, e lasciami assaporare la mia dolce vendetta."
Clarissa prova ad avanzare, ma è costretta a fermarsi.
Sorride, mentre un piccolo pugnale scintillante si ferma tremendamente vicino alla sua gola.
KdM: "Io non sono la tua creatura. Io sono me stessa.
Ed ho deciso di essere qui, adesso, di mia spontanea volontà."
CH: "Ed allora vorrà dire che ripagherò il tuo coraggio con il dolore più intenso che un'umana possa provare."
Le parole di Clarissa lasciano supporre un intento nefasto, mentre ella si prepara a combattere.
Ma Kaylee non prova timore. Anzi, sorride. Come se una vena di... follia attraversasse la sua mente.
KdM: "Non ho paura di te, Clarissa Hero. Non ho motivo di averne.
Perché tu... sei esattamente come me.
Un'umana speciale. Un essere che ha ricevuto in custodia un potere che va oltre ogni limite imposto dal tuo corpo. Ma... non puoi ancora controllarlo, non è forse così? Ne sei dominata, senza riuscir a soggiogarlo alla tua volontà. Il potere di una Musa... può essere soffocante. Può cambiarti radicalmente... i tuoi pensieri, le tue sensazioni, i tuoi sentimenti. Un veleno che lentamente prende possesso di te. Io l'ho lasciato libero di divorarmi, pur di rimanere me stessa. Gli ho concesso la mia anima, pur di non impazzire. Ma non posso sfruttarne ciò che ne deriva. Posso solo custodire questa fiamma senza fine che arde dentro di me, così come dentro di te.
Come... una Vestale."
Kaylee sorride. Il suo volto si distorce.
Ma... Clarissa non pare curarsene. Anzi, un certo senso di gioia accoglie questo inatteso svolgersi degli eventi.
CH: "Sei sempre stata così inutilmente melodrammatica, mia piccola Kaylee.
Le tue parole non la salveranno. Il fuoco che arde in te non la salverà."
KdM: "Forse hai ragione, Regina dei Corvi.
Ma io... io conosco questo potere meglio di te. E se sarà necessario... tornerò ad essere lei. Tornerò ad essere Karin, per un'ultima volta.
Non per far del male, ma per... proteggere."
CH: "Fatti avanti, allora."
Kaylee si muove veloce, avanzando con ancora il pugnale tra le mani. Prova a colpire, ma Clarissa glielo impedisce con un rapido movimento. I corpi delle due Vestali collidono l'un l'altra, senza che nessuna delle due possa aver ragione dell'altra. Sono alla pari. Ma alla calma glaciale della Hero fa da contraltare il respiro irregolare della Virgo Insania. Quel "veleno" le provoca un dolore insopportabile.
KdM: "Io... non posso arrendermi.
Posso farcela. Devo farcela. Devo proteggere..."
Z: "E...enough."
Zoey strattona Kaylee con le poche forze ancora in corpo, costringendola a voltarsi.
L'una di fronte all'altra. Lo stesso sangue che scorre nelle loro vene. Due... gocce d'acqua, foriere di un diverso passato, di un diverso presente, di un destino parimenti crudele. Kaylee si avvicina alla sorella, che l'osserva inespressiva, con occhi vitrei.
KdM: "Non temere, sorella mia.
Lasciami combattere. Lasciami difenderti, per una volta."
Z: "No. Ora... ora basta, Kaylee."
Kaylee si avvicina alla sorella. Prova a stringerla a sé, ma ella si ritrae.
KdM: "Lei... lei vuole farti del male! Senza di me, non uscirai più da questa stanza.
Lascia da parte il tuo orgoglio, per una volta. Lasciami prendere cura di te. Lasciami renderti orgogliosa."
Z: "..."
KdM: "Io... tu... noi non abbiamo mai avuto modo di vivere una vita facile. Ma... ma possiamo farcela. Possiamo ricominciare. Seguirò i tuoi consigli. Lascerò perdere il wrestling, se è ciò che desideri. Ti lascerò in pace, se lo desideri, oppure non ti cercherò più. Ma...lasciami difenderti."
Z: "..."
Un gelido muro d'indifferenza.
Kaylee non sembra capire. Zoey stringe il suo braccio, cercando di impedirle di combattere. Si ritrae, tenendosi lontana da lei. Perché. Perché non vuole essere difesa. Perché non vuole abbracciarla. Perché continua a fissarla, inespressiva, senza proferire parola. Perché non le dice di andar via, perché non le spiega i motivi del suo odio, del suo diniego. Perché. Perché. Perché.
Le domande affollano la sua testa. Il suo cuore batte all'impazzata. La sua mente si offusca. Sente... come se stesse per perdere il controllo, da un momento all'altro. Una sensazione di vertigine, come un precipizio verso l'abisso senza luce. Una stasi insopportabile, una goccia che continua a rintoccare, come un'eco nella sua mente. Come se il mondo attorno non esistesse più. Clarissa, Angel, nessuno. Solo loro due.
Kaylee e Zoey, Zoey e Kaylee.
Quella fiamma le arde, forte come non mai. I suoi sentimenti, che prima sembravano non toccarle più, ora la travolgono come un mare in tempesta. L'affetto senza fine per la propria sorella. La sofferenza della separazione da lei. La speranza dell'inseguirla, l'orgoglio di provare a diventare come lei. La gioia di rivederla, dopo così tanto tempo, lì di fronte a lei. Lo struggente dolore di un'anima ferita, rifiutata da colei per cui darebbe la sua stessa vita.
Lacrime rigano il suo volto.
KdM: "Io.... ti voglio bene.
Ti voglio bene, sorella mia."
Z: "..."
Un silenzio, lungo e malinconico come questa notte senza luna.
Squarciato da una voce silente che fa più male di tutto ciò che Kaylee abbia mai dovuto affrontare.
Z: "You're not...my sister."
E' la scintilla.
Perché. Perché, si chiede, ossessivamente. Ma ora domanda e risposta non hanno più senso, più voce. Si chiede perché di una domanda che non sa più farsi, per una risposta che non sa più qual è. Si chiede perché, mentre il respiro si fa sempre più forte. Come se tutto dovesse esplodere. Come se tutto dovesse avere fine.
La spinge a sé.
La stringe forte.
L'abbraccia, con dolore e rabbia a distorcere l'affetto.
...
Un lieve urlo. Un rantolo appena sussurrato.
Nella rabbia cieca del momento, Kaylee ha mantenuto il pugnale stretto nella sua mano destra, la stessa mano che Zoey le aveva bloccato. Ed ora quel pugnale è intriso di sangue. Il suo stesso corpo è intriso di quel sangue. Il sangue... del suo sangue.
Kaylee lascia la presa.
Sua sorella cade all'indietro, lievemente, adagiandosi al suolo. Ma prima di farlo, si aggrappa alla Virgo Insania con le ultime forze. L'osserva, quando ancora può farlo. Ma non v'è odio nel suo volto. Anzi. Una sensazione che stride così tanto con tutto questo. Un fiore, nel deserto senza fine di un'esistenza disperata.
Dolce e gentile, come allora, Ella sorride.
Un'oscuro silenzio opprimente, lacerato da un caotico pianto di pura disperazione.
Dagli occhi vuoti di Kaylee di Maggio sgorga un pianto a dirotto, inconsolabile. Il pugnale finisce a terra. Il corpo non sembra più reggerla, lasciandola cadere all'indietro. La sua bianca veste si macchia del frutto del suo peccato originale. Il suo sguardo atterrito, fuori dal mondo, sembra evidenziare il suo desiderio più recondito, l'unica speranza a cui aggrapparsi prima che il rimorso divori il suo essere.
Non può... non può essere accaduto davvero.
E' tutto frutto della sua immaginazione. Un tremendo sogno, un'incubo come quelli che affollavano il suo sonno quando era ancora bambina e lei non era più lì a proteggerla. Una sordida... illusione.
Tutto questo non può essere vero.
Sente le sue mani tremare, ogni volontà svanire dal suo corpo. Non riesce a voltarsi. Non riesce a spostare il suo sguardo su ciò che vi è al suo fianco. Clarissa l'osserva, ma persino la sua sadica risata sembra soverchiata dalle sue urla disperate. Una punta d'invidia compare di sfuggita tra le pensieri della Regina dei Corvi. Così tanto... dolore. Non ne aveva mai visto così tanto, e per una sola persona. Dovrà essere una sensazione unica, irripetibile. Chissà cosa si prova.
Chissà cosa si prova a compiere il peggiore la peggiore delle colpe.
...
Si sente soffocare, Kaylee.
Persino il suo respiro, rapido ed intermittente, sembra incapace di donarle alcun sollievo. Sente il cuore battere a mille, come se dovesse esplodere in mille pezzi da un'istante all'altro. Volta finalmente lo sguardo ove sua sorella giace.
L'orrore la pervade nel vedere l'ampia ferita nel petto. Il sangue che cola dai vestiti, finendo sulle sue mani, istintivamente rivolte verso di lei.
E' immobile.
Gli occhi chiusi, serrati.
Non sembra nemmeno respirare.
Lei non può... non può essere...
Urla disperata, Kaylee.
Urla con tutte le forze che le rimangono.
Urla, portandosi le mani al capo. Urla finché non ha più voce per farlo.
Finché tutto svanisce.
La sua voce.
Il suo respiro.
Il suo animo.
I suoi pensieri.
La fioca luce.
Il mondo attorno a lei.
La sua stessa essenza.
Tutto svanisce.
Un'abisso che nulla risparmia.
Il suo respiro s'interrompe.
Il cuore smette di battere.
L'urlo di dolore cessa.
E diviene risata.
Persino Clarissa non può negare una certa sorpresa. Quello sguardo in volto... è come se, in un istante, tutto fosse cambiato irrimediabilmente. Come se quella che ha davanti non fosse più Kaylee. Come se tutto si fosse rovesciato. Come se una disperazione così insopportabile, un'abisso di dolore così profondo l'abbia condotta verso l'emozione diametralmente opposta.
Quella di un'inspiegabile, corrotta felicità.
Kaylee si alza di scatto.
Con un movimento innaturale, quasi meccanico, esce di scena. Nulla sembra più importarle ora. Né Zoey, né Clarissa, né Sophie o Aya che tengono ferma sua madre oramai esanime. Come se quel mondo non le appartenesse più. Come se tutto ciò che la circonda avesse perduto di significato.
Clarissa non prova nemmeno a fermarla. Non ne ha motivo, d'altronde: ciò che doveva compiersi... è accaduto di fronte ai suoi occhi, e non può che esserne pienamente soddisfatta. Ma, prima che Kaylee esca dallo scantinato, per un istante le due si passano affianco, ed ha il tempo di incrociarne lo sguardo. Una strana sensazione la pervade, con il lieve contatto del suo corpo con quello della giovane. Una strana sensazione che concilia con un brivido quasi innaturale che le provoca incrociare quello sguardo. Non comprende, eppure è come se sapesse. Ne è affascinata.
E' uno sguardo... di pura follia.
Gli occhi lentamente si chiudono sempre più, mentre le mani che provavano a premere sulla ferita perdono le forze. Clarissa alle sue spalle ha un tavolino traballante sul quale è poggiato un bicchiere d'acqua. Si avvicina alla carcassa di Zoey e le versa addosso l'acqua contenuta nel bicchiere.
CH: "Non è ancora giunta la tua ora, cara Zoey."
Zoey riapre gli occhi ma il suo respiro è sempre più faticoso. Ciononostante ha la forza di strisciare verso la parete e poggiare la schiena contro di essa.
CH: "Avrei tanto voluto che la mira della dolce Kaylee fosse migliore...Ho avuto il mio gran da fare per spingerla a ferirti a morte."
Senza troppe cerimonie Clarissa rivela di non aver voluto uccidere Zoey, non subito, ma di aver architettato tutto per spingere Kaylee stessa a farlo. Zoey, debole com'è, si rende conto del piano messo in atto da Clarissa e di come la poca lucidità abbia giocato un ruolo chiave.
Z: "E...E quindi?"
Sussurra, sorridendo sarcastica.
Z: "Te ne resterai...Lì a...A guardarmi mentre muoio? Non sei per niente originale...Cara Clarissa."
Persino in punto di morte, persino in quello stato Zoey riesce a fare centro e irritare Clarissa. Lei però cela quel sentimento in un sorriso.
CH: "Curioso come in una villa così lussuosa possano esserci...Passaggi segreti."
In quel momento il volto di Zoey muta. Serra le labbra, gli occhi destano preoccupazione.
CH: "Mai, nemmeno per un istante, mi sarei aspettata un simile cliché da una donna così brillante e pronta a sparire nel nulla per non esser mai più ritrovata...E' quasi come se avessi voluto, inconsciamente, essere trovata. Ero soddisfatta di essere arrivata fino alle tue origini slovacche quando ho deciso di non soffermarmi solo su di esse, ma anche su ogni tua seduta psichiatrica.
Che uomo gentile, colui che ti aveva in cura."
Z: "Zitta."
Stringe con forza i denti e cerca di alzarsi ma il suo corpo non regge nemmeno nelle intenzioni.
CH: "Inizialmente avevo anche creduto al disturbo di personalità multipla, eppure c'era qualcosa che mancava. Un tassello. Nessun farmaco aveva ottenuto realmente effetto sulla tua condizione, come mai? Rari, se non nulli, sono i precedenti. Per quale motivo la dolce Zoey non è mai guarita? Sarà forse perché non esiste alcun disturbo di personalità multipla? Nulla che la scienza possa spiegare."
Clarissa si appropria del pugnale utilizzato da Kaylee, ora lasciato sul freddo pavimento. Senza esitare lo porta sul palmo della mano e incide un taglio profondo. Il sangue cola mentre Clarissa, senza la minima esitazione né segnale di dolore, osserva Zoey.
CH: "Poiché esattamente come la mia natura umana è stata sacrificata in nome di un potere superiore, esattamente come oggi il Dolore è parte del mio corpo e non più l'essere estraneo che tutti gli umani temono...In te, per tutti questi anni, è stato celato il vero potere della Musa del Caos.
Zoey Di Maggio è solo un contenitore."
Z: "Basta, smettila subito..."
Zoey appare insofferente a tutte quelle parole.
CH: "Un corpo all'interno del quale convivono due anime distinte e separate. Esse sono in costante diatriba tra loro e, nonostante rari casi, tu hai sempre avuto la forza di vincere la guerra interiore. Lo hai fatto durante tutto il tempo in cui hai posseduto la Fight For Honor, hai collezionato titoli e sei divenuta una leggenda. Tu, di Muse of Chaos, per tutto questo tempo hai mantenuto solo la nomea non essendolo effettivamente.
Oggi la messinscena finirà. La maschera cadrà...
Oggi tu mi mostrerai la vera Musa del Caos."
Z: "SHUT THE HELL UP!"
L'urlo straziante, accompagnato dalle lacrime, è una gioia per gli occhi di Clarissa. Se non fosse che, d'improvviso, il suo volto muta. E' uno di quei rari casi in cui la Hero mostra la sua umanità, la sua legittima sorpresa, in contrapposizione alla paura negli occhi di Zoey. Perché, d'improvviso...
Si ode un pianto.
L'urlo di un neonato appena svegliatosi per quell'urlo così potente, carico d'odio. Clarissa cerca di seguire quel pianto sino a giungere dinnanzi ad una tendina nera. Sollevata, dietro di essa si cela la maniglia di una porta, prontamente aperta. La scena alla quale si assiste è a dir poco surreale.
Come in una dimensione a parte, quella è la stanza di un infante.
Tutta colorata di rosa, arredata con lo stretto necessario. Clarissa non può credere ai suoi occhi. Si avvicina lentamente alla culla, scorgendo il meraviglioso viso di una bambina. Sulla culla vi è anche inciso il suo nome.
Aurora.
Clarissa la prende in braccio tornando indietro. Zoey non appena la vede con Aurora stretta al petto sobbalza, nonostante il dolore e il sangue copioso che potrebbe farla svenire da un momento all'altro. La Hero riflette per qualche istante...
CH: "L'unico modo che avrebbe portato alla tua sconfitta, alla rivelazione della Musa del Caos...Era lei, dico bene? Per questo sei scappata subito dopo aver perso il titolo, per questo Chelsea ti ha assistita quella notte. Non era per te...Era per lei.
Riversi in questo stato, lottando ancora, per amore materno..."
Clarissa sempre più sorpresa osserva l'infante e poi lo sguardo terrorizzato di Zoey, incapace di poterla difendere.
CH: "Non oso immaginare quanto dolore tu stia provando ora."
Quelle parole, in teoria così belle, vengono dette con un tono sadico.
Z: "Ti prego...No..."
Clarissa guarda di nuovo la piccola.
CH: "Io sono tua zia, Aurora cara...Passeremo del tempo speciale assieme."
Ancora quel tono a dir poco inquietante mentre si rivolge all'indifesa creatura.
Z: "Prendi me! Uccidimi adesso, ma lasciala stare. Te ne prego Clarissa. Per favore..."
Clarissa stringe Aurora tra le sue braccia e la porta via. Quando però giunge dinnanzi alle scale, ritrova davanti a sé una figura in particolare...La figura della sua Maestra, Angel. Ella da come è posizionata pare quasi arrestare le intenzioni di Clarissa che, con fare di sfida, non pare temerla...Forse troppo piena di sé.
CH: "Hai intenzione di fermarmi...Maestra?"
Angel osserva prima Clarissa, poi volge lo sguardo verso Zoey. Versa in uno stato orrendo, insanguinata e adesso in lacrime.
Sul punto di compiere un atto impensabile.
Z: "Angel...Per favore...Per favore, fermala...
...
...Aurora! Ti prego....fermala..."
Supplica.
...
A: "La mia presenza qui è in veste di sola spettatrice."
Ella allora si defila, consentendo a Clarissa di percorrere le scale. Prima però volge un'ultima volta lo sguardo verso Zoey, per poi baciare la fronte della piccola Aurora. La Di Maggio rimane lì, adesso senza più la forza di tenere gli occhi aperti.
Sviene tra lacrime e sangue.
Il rosso del sangue, il bianco delle mura.
Il suo respiro è calmo, adesso. Kaylee di Maggio alza lo sguardo, realizzando ove le sue gambe l'hanno condotta. Il suo inconscio l'ha guidata, portandola via dal luogo del suo peccato originale ed immergendola nei ricordi di una piccola stanza da letto. Arredata con cura ma abbandonata da tempo, sembra trasparire ricordi di un passato felice. Delle fotografie poggiate su un tavolo impolverato. Un letto a castello, le coperte tirate. E' come se lo ricordasse, Kaylee. Il momento in cui quelle foto erano attimi di presente, quando saltava giù da quel letto disfatto pronta a vivere una vita felice. E' come se percepisse tutto questo, nell'esatto momento in cui lei entra nella stanza, e la stasi s'interrompe. Ma oramai non prova nulla.
Nulla.
Il respiro calmo.
Nulla.
Una vita felice.
Nulla.
Sua madre. Sua sorella.
Nulla.
Il pugnale che si conficca nel petto. Il sangue che sgorga dalla ferita. Il corpo che cade, lieve, sul freddo pavimento.
Lei non prova più nulla.
Una sensazione l'assale.
In pochi attimi, diviene insopportabile. I denti digrignano, il volto si contorce. Le mani toccano la sua veste un tempo bianca. Il sangue, ormai raggrumato, dipinge pensieri sul suo volto. Tutto questo la opprime. La soffoca.
Si sente sporca. Insozzata di sudore, lacrime... e sangue. Il suo sangue, che esce dalla piccola ferita sulla mano. Il sangue del suo sangue, cosparso su di lei.
La disgusta. Vuole toglierselo di dosso. Vuole che svanisca dalla sua vista.
Con un gesto convulso si strappa la veste, lasciandola cadere sul pavimento. Rimane ferma, immobile sul posto, con solo la biancheria indosso, come se il tempo si fosse fermato. Poi, di scatto, avanza meccanicamente di fronte a sé. Scorge l'armadio, ove fin da piccole lei e sua sorella riponevano i loro vestiti. Lo apre.
Uno strano sorriso asettico dipinge il suo volto.
E' passato del tempo, in quella lunga notte.
E' quasi l'alba, oramai, ed un timido sole inizia a schiarire le strade ancor deserte. Di fronte a quella casa così apparentemente insignificante, la quiete pare finalmente tornata. Sophie ed Aya, le due ancelle di Clarissa, attendono di fronte all'uscio. Clarissa sembra essere già andata via.
S: "Mon dieu! Ici il fait froid, prostituèe! Mi chiedo perché la Maestra abbia deciso di lasciarci qui a morire di freddo! Va bene pour toi che sei abituata a vivrè dessous le pont, ma moi...ho un certo tenore di vita, sai?"
A: "..."
S: "E non solo fait froid, sei anche di grande compagnia, a quanto vedo."
A: "Io mi atterrò agli ordini di Milady Clarissa. Tu fa come credi."
Sophie sembra risentirsi, fissando acida la sua compagna mentre cerca di coprirsi come può con la sua lunga e pacchiana pelliccia.
S: "Adesso fai anche le moraliste? Che poi, cosa diamine potrebbe succed..."
La porta scricchiola, richiamando l'attenzione delle due.
Lo sguardo di Aya, già impegnato ad ignorare la francese, ora è fisso, inespressivo, sulla porta. Sophie, presa alla sprovvista, si volta goffamente, giusto in tempo per vedere la porta spalancarsi di scatto.
S: "Tu..."
Dal volto di Sophie traspare un evidente shock. Sembra non credere ai suoi occhi.
S: "Tu...tu...
N'est pas... n'est pas possible!
...
Zoey?!?"
Come se percepisse un pericolo imminente, Sophie si lancia all'attacco. L'accidia e lo spavento lasciano spazio ad una sadica determinazione. Per quanto non possa sembrare così, la francese... è una donna estremamente pericolosa, dopo tutto.
Simile ad un felino, sfodera i suoi artigli e si avventa sulla sua preda. L'immagine non la segue, inquadrando il suolo.
Qualche istante dopo, un rumore secco.
Sophie finisce a terra, rimbalzando contro il muro della casa ed adagiandosi su di esso, priva di sensi.
Vediamo solo il volto di Aya.
Per la prima volta, un'espressione empatica si disegna tra le sue gote.
Sorride, mentre inchina lievemente il capo in segno di riverenza.
A: "Milady Clarissa vi attende con ansia...
...
... O Musa della Follia."
La minaccia ha abbandonato la casa. Il silenzio padroneggia la scena desolata. Zoey appare priva di sensi, chissà se ancora in punto di morte o già andata incontro a quell'infausto destino. Si ode poi un suono fastidioso, come un fischio che diviene sempre più assordante...
Zoey sbarra gli occhi, guardandosi attorno come appena svegliatasi da un incubo. Ma il luogo che la circonda non è lo scantinato della sua dimora d'infanzia. Come un enorme stanza bianca, senza muri, senza porte, senza finestre. Senza fine. Una luce accecante. Uno strano specchio di fronte a sé.
Z: "E' tutto.... finito?"
"No. Non ancora, per lo meno."
Una voce.
Una voce dallo specchio di fronte a lei.
Z: "Tu..."
"Ti avevo avvertita anzitempo, ma non mi hai ascoltata."
Lo specchio riflette una figura di donna.
E' lei stessa. E' la sua immagine riflessa in uno specchio.
Ma guardando sé stessa in uno specchio, ella non si riconosce. E' lei, e contemporaneamente una persona differente.
Z: "Perché...Perché lei non l'ha fermata?"
Forse riferendosi ad Angel, macchiatasi di un tradimento ingiustificato agli occhi di Zoey, sempre meno lucida.
"E' davvero necessario che te lo spieghi?"
...
Attimi di silenzio, mentre lei resta persa nei suoi stessi pensieri.
Z: "L'ha fatto per...Per arrivate a te."
Una risata si ode.
"Molto interessante...La sorella di Shane si è rivelata essere una rivale di elevata caratura persino per la grande Zoey Di Maggio. Persino i migliori commettono errori e il tuo è stato rifiutare il mio potere per mero orgoglio. Voi umani, chi può comprendervi..."
Z: "Se non fosse per Aurora, preferirei morire piuttosto che arrivare a questo. Ma..."
Parlare sta divenendo uno sforzo disumano.
"Anni passati nella vana speranza di poter udire queste parole. Sembra quasi un sogno."
Z: "O un incubo."
Ride.
"Ne sei finalmente certa, Alexandra?"
Dice quella voce, rivolgendosi ad Alexandra, a quanto pare il vero nome di Zoey. Quest'ultima annuisce.
Z: "Ad una sola condizione...Porta Aurora in salvo. Non ti chiedo nient'altro."
Quella voce appare titubante per pochi istanti.
"Non ti garantisco nulla."
Quelle parole, però, alle orecchie di Zoey suonano come un sì. Ormai la conosce...Da fin troppo.
Z: "Non ti opporrò più resistenza...Ora questo è il tuo corpo...
Calypso."
CAMERA FADES
makko 95
The Undetected Hero